mercoledì 14 settembre 2016

Il Trolltunga, "Sulla Lingua Del Troll".





24 Agosto 2016, 05:00 A.M.

Manca circa un'ora al sorgere del Sole, all'Alba.
Apro gli occhi e dopo essermi alzato scosto di qualche centimetro la tenda della nostra camera al "Trolltunga Hotel", per scrutare le condizioni metereologiche.
Come da pronostico il cielo è torvo: carico di nuvole, con una nebbia fitta che rende ancor più tetro il meraviglioso paesaggio che circonda la struttura.
Il lago Sandvevatnet che fino alla sera precedente affiorava al di sotto della nostra camera, tanto che sembrava poterlo toccare con un dito, ora è celato da una tenebrosa foschia.
I miei compagni di Avventura, ancora assopiti dal sonno, se ne stanno al caldo rintanati sotto i loro sacchi a pelo.


Io: "Lorè è ora, sono le cinque dobbiamo alzarci!"
Lorenzo: "Mmmh, seee sono sveglio!"
Io: "Bene, svegliamo anche il Dottore..."
Lorenzo: "Oh a Lu svegliati che sono le cinque e un quarto, apri l'occhi!"
 
"Il Dottore" così rinominato da Lorenzo, non dà segni di vita... Sembra stecchito!

Lorenzo: "A Lu daje svejiete".

NIENTE... SILENZIO DI TOMBA!

Lorenzo: "Luca daje m'pò, che dovemo fa!? Arza er culo!"

E come di consueto, è risaputo che con le "buone maniere" si ottiene sempre tutto.
Così come nelle fiabe, che le zie e le nonne ci raccontavano da fanciulli, "Il Dottore" finalmete apre i suoi occhietti da Ghiro.

Luca: "Sono sveglio, sono sveglio!"
Io: "E meno male, pensa si dormivi, daje movemose!"

Ma dobbiamo riconoscere che pur essendo sempre l'ultimo ad alzarsi dalla branda,
"Il Dottore" è al tempo stesso sempre celere nei preparativi e nelle faccende per la casa...

Perfetto! 
Siamo tutti e tre in piedi, più o meno svegli e coscienti di quello che di li a poco avremo affrontato.
I preparativi cominciano, e dopo esserci vestiti prepariamo l'equipaggiamento
con le nostre "Razioni K".
"Il Dottore" come al solito deve far parlar di se, e sfoggia ai suoi piedi un paio di fantastiche Timberland... Magari quelle a scarponcino, concepite per escursioni o lunghe passeggiate; ma quelle da fighetta che indossa quando si va a bere una birretta con i suoi colleghi universitari in quel di Piazza Bologna: le "Earthkeepers adventure" (Sneaker).
Male male pensiamo, oggi tocca riccojelo ogni tre per due, e ci limitiamo solamente a qualche sfottò goliardico, giusto per mettere un pò più di pepe a quella che di li a poco sarebbe divenuta una delle più belle esperienze da noi vissute.

Finito con i preliminari, lasciamo il nostro rifugio e saliamo a bordo del nostro "Destriero" color melanzana, la "Peugeot 208".
Dentro con la prima e si parte!

Lorenzo classe 1992 "Pilota"
Daniele classe 1991 "Navigatore"
Luca classe 1994 "Mangiatore di Cookie"...  Ah già quasi dimenticavo, a bordo del "Peugeottino" abbiamo consumato la nostra fantastica colazione, a base di biscotti, crostatine alla nutella e succhi di frutta.

Dopo la scorpacciata di zuccheri, siamo ancor più di buono umore, e ci accingiamo a raggiungere il parcheggio per le auto a Tyssedal, alle pendici del Trolltunga; dove sarebbe cominciato il nostro lungo ma indimenticabile Trekking.

Alle 06:00 A.M. raggiungiamo il "Campo Base".
Parcheggiata la Peugeot, indossiamo gli zaini e ci dirigiamo in direzione della grande
"T" Rossa, la quale come una cometa luminosa, ci indicherà per tutto l'itinerario il percorso che ogni anno migliaia di Escursionisti si sforzano di seguire per raggiungere la "Lingua del Troll".
Siamo carichi di Adrenalina, ma al tempo stesso turbati per la perturbazione che di li a poco si scaglierà contro di noi.
Come da rito ci facciamo immortalare con una foto ricordo da alcuni ragazzi, che come noi stavano per cominciare la loro scalata verso la "Lingua di pietra".

"Click"!

"Coraggio Ragazzi, incamminiamoci!"
Sono le 06:10 A.M. e come pianificato compiamo il nostro primo passo nella "Terra dei Troll", emozionatissimi ci inerpichiamo lungo il sentiero impervio e scosceso, ombreggiato dalla folta vegetazione, dove rocce e radici rendono la salita ostica e faticosa, per non parlare del terreno fangoso che richiede un grande sforzo per non scivolare.
Il dislivello iniziale è davvero notovevole, con audacia non cediamo un centimetro e con il sudore che scivola lungo le nostre giovani schiene, ci diamo manforte l'uno con l'altro salendo con l'aiuto di grosse corde per il crinale, guadagnando il primo dei 22 interminabili km. I nostri volti sono provati e le gambe sin da subito cominciano a fare "Giacomo-Giacomo", eppure siamo solamente all'inizio... "Ragazzi è dura, ma chi la dura la vince!"
Senza pensarci troppo, sorseggiamo un goccio d'acqua per rinfrescarci e riprendiamo la salita. Il secondo km è un "bagno di sangue" come il precedente, unica nota lieta è la vista di un'armoniosa cascata che riempie il bacino di un lago sottostante.
L'acqua è un continuo divenire, "Pánta rêi" come affermava il filoso Eraclito, studiato ai tempi del liceo, che evolve continuamente e da' origine ad una moltitudine di forme tra le roccie, defluendo scrosciante verso valle.
Raggiunto il secondo km, diamo un breve sguardo alle lancette dell'orologio e notiamo che per portare a termine i primi 2 km abbiamo impiegato circa 1 ora.
Sono le 7:00 A.M. e la strada è ancora molta, forse troppa ma dopo aver finalmente spezzato il fiato con una gran forza d'animo tiriamo dritto verso la meta!
Dal 2° al 5° km, il pendio diviene leggermente più lieve e spariscono gli alberi, lasciando spazio a vaste distese di placche rocciose, contornate dalla bassa vegetazione.

Io: "Ragazzi che ne dite di fare un break!?"
Lorenzo: "Ok prendo la frutta: banane e mele?"
Luca: "Perfetto!"

Dopo aver integrato un po' di energia pulita ed aver scattato qualche foto al misterioso paesaggio, ci rimettiamo in marcia.
Fortunatamente dopo il 5° km riaffiorano i sorrisi sulle nostre facce, il morale pian piano torna alle stelle e s'intonano canzonette goliardiche...


"In alto i cuori, in alto i boccali, uomini, nani, hobbit, elfi immortali!
Comunque vada, ovunque tu abbia viaggiato, appuntamento al Puledro Impennato!"


Già, per chi non lo sapesse "Il Puledro Impennato" è una locanda di Arda, l'universo immaginario fantasy creato dallo scrittore inglese J.R.R. Tolkien. È una locanda del villaggio di Brea, nell'Eriador, gestita dalla famiglia Cactaceo e frequentata sia da Uomini sia da Hobbit, per i quali vi sono delle stanze in un'ala riservata esclusivamente a loro, caratterizzate dalle finestre tonde e dal soffitto basso, tipico delle caverne hobbit. È un luogo secondario, nel quale però, accadono alcuni avvenimenti fondamentali ai fini della narrazione. Rifugio principale per tutti quei viaggiatori che seguono il cammino che va da nord a sud e da est ad ovest.
Dopo questo breve excursus, possiamo riprdendere il racconto della nostra ascesa al Trolltunga.

La candida neve affiora sulle cime circostanti e dona quel tocco di magico ad un paesaggio fantasioso; Luca e Lorenzo non perdono l'occasione per tuffarvici a pesce e rinfrescarsi le idee.
D'ora in avanti s'intravedono numerosi temerari che vanno e vengono, il saluto è d'obbligo ed è un'occasione rara per scambiare due parole con qualcun'altro che non sia uno di noi.
Ci avviciniamo alla meta e la fatica passo dopo passo sembra svanire; fin quando scorgiamo all'11° km la tanto agognata ed ambita "Lingua del Troll", una stretta scogliera in bilico a 700 metri sopra il lago Ringedalsvatnet a 1.100 metri sul livello del mare, a circa 10 chilometri a est del Sørfjorden, un ramo dell’Hardangerfjord.
Ci stringiamo in un forte abbraccio ed esultiamo per aver raggiunto e conquistato l'obbiettivo prefissato... "Il Trolltunga è nostro!"

Finalmente dopo le 3 ore e 40 minuti di escursione per coprire gli 11 Km lunghi e tortuosi possiamo assaporare quei 5 minuti di Gloria e totale Libertà, nei quali ognuno di noi ha l'occasione di purificarsi e allontanare l'inquietudine che a volte turba lo spirito, ammirando quello spettacolo che solo la Natura sà offrirci.
E' giunto il momento di immortalare la conquista del Trolltunga; così uno dopo l'altro veniamo catturati dallo scatto della Reflex. Una fotografia che resterà impressa in eterno nelle nostre menti.

Purtroppo veniamo riportati alla realtà da una tenue pioggerellina che comincia a battere incessante sopra le nostre teste; il meteo non si è smentito e seppur con un leggero ritardo di un paio d'ore come pronosticato, ci costringe a battere in ritirata prendendo la strada del ritorno, senza aver avuto la possibilità di rifocillarci comodamente "sopra le nuvole".
Fortunatamente questa volta si procede in discesa, e maciniamo i primi 2 km in un batter d'occhio, il cielo si rischiara per un momento, e cogliamo l'occasione per fare una sosta mangiando un boccone e riprendendo le energie.
Ci adagiamo sopra una lastra di roccia con la vista rivolta verso il fiordo; Luca e Lorenzo addentano il loro panino con prosciutto e formagio, mentre io tiro fuori l'asso dalla manica, anzi dallo zainetto... Mi gusto un delizioso panino con pomodoro e Sgombro in scatola, preparato al momento.
Con la pancia piena si ragiona decisamente meglio, e torniamo in men che non si dica ad essere i burloni di sempre; tra le risa e le urla lanciate per far riecheggiare il nostro eco, che va lentanmente propagandosi sulle catene montuose circostanti.
Che meraviglia, finalmente il meritato relax... Ma non dura a lungo visto che la brezza del nord ci intorpidisce dal freddo.
"In piedi Amici si riparte!" 
Con lo zaino sulle spalle, ci rimettiamo in cammino e tra una pausa e l'altra arriviamo in prossimita del 17° km, dove per concludere in bellezza le condizioni metereologiche diventano proibitive grazie ad un temporale che ci inzuppa come dei poveri anatroccoli indifesi. Ma non tutto il male vien per nuocere, la pioggia martellante ci sprona ad allungare il passo, visto la stanchezza che stava prendendo il sopravvento, l'andatura era divenuta a dir poco flemmatica. 
"Manca poco Ragazzi, non molliamo proprio adesso!"
La risposta Psico-Fisica è sbalorditiva, non siamo affatto scoraggiati dal maltempo e stringiamo i denti per gli ultimi 5 km, uno dietro all'altro avanziamo senza indugi sotto una pioggia battente.
Arrivati in prossimità del 20° km, le energie scarseggiano, le gambe sono divenute dure ed il sentiero appare senza fine; ci sembra di posare i piedi sulle stesse roccie, di scivolare sulle stesse radici e di impugnare ripetutamente le stesse corde intrise di fango.
Ma oramai il più è fatto, niente può fermarci!
Come un fardello di soldati che si scaglia sul nemico per distruggerlo o morir, ci catapultiamo verso valle per gli ultimi 2 km. 
Si intravedono le ultime due svolte tra la folta vegetazione, calpestiamo gli ultimi metri di fango e roccia e finalmente giungiamo al punto di partenza, all'Arrivo.
Stanchi, sporchi ma felici trionfiamo con un urlo ebbro di gioia!
"Ce l'abbiamo fatta, Grandi Ragazzi!" 

 Grazie ai miei Amici e Compagni di Viaggio Lorenzo e Luca, per aver condiviso quest'esperienza memorabile, che porterò sempre con me!

Daniele.

"Happiness is only real when shared" .


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