sabato 4 novembre 2017

Finalmente i Tordi!


E' il primo di Novembre, meglio conosciuto per la ricorrenza di "Ognisanti": la giornata
che unisce cielo e terra, le cui remote origini ebbero i natali al tempo dell’antica cultura delle popolazioni celtiche. Tradizione che divideva l’anno solare in due periodi: quello in cui vi era la nascita e il rigoglio della natura e quello in cui la natura entrava in letargo passando un periodo di quiescenza.
Insieme allo zio approfittiamo della festività per dedicarci al passo migratorio dei Tordi.


Sono le 4.20 del mattino ed è ancora buio quando ci incontriamo con Zio Sergio sotto la volta stellata pervasa dal chiarore della luna crescente,  pronto come sempre con il suo sovrapposto Farbarm e la bisaccia in cuoio.
C'è una leggera brezza che soffia da Nord-Est, il Grecale; con quell'aria pungente ci tien desti e speranzosi che "Eolo" possa indurre i tanto attesi Tordi a migrare sulle rotte canoniche della nostra penisola.
Quest'anno a detta di alcuni vecchi Cacciatori il passo è stato a "macchia di leopardo", la migrazione per tutto il mese di ottobre è stata discontinua; su alcuni valichi c'è stata abbondanza di Tordi ed i colleghi capannisti hanno fatto carnieri degni di nota mentre verso la costa i Tordaioli come noi hanno riscontrato un'entrata irrisoria.
Così è tempo di cambiare e optiamo per i Monti Prenestini, i quali costituiscono una catena montuosa di origine calcarea appartenente al subappennino laziale, in provincia di Roma, a sud-est della capitale.
Dopo aver scaldato i motori della nostra Lancia partiamo!

"E tornare a viaggiare e di notte con i fari illuminare
chiaramente la strada per saper dove andare ."


Il Tragitto scorre velocemente, fantasticando con lo Zio sull'arrivo di qualche Cesena e qualche "Rosciolo" alle pendici del Monte Guadagnolo (1.218 m s.l.m.), la montagna più alta dei Monti Prenestini per lo più coperto da una vegetazione boschiva verso nord.

Dopo circa un'ora di viaggio arriviamo finalmente a Casape (475 m s.l.m.), piccolo borgo medievale situato sul versante occidentale dei Monti Prenestini, ma prima di entrare nel cuore del borgo prendiamo una stradina in salita che guida alle pendici del Monte Guadagnolo.
Decidiamo di fermarci per lo spollo a circa 800 m s.l.m. sulla forcella di un valico sotto Guadagnolo, spento il motore scendiamo lentamente dal veicolo nel bel mezzo di un uliveto per assaporare a pieni polmoni quell'aria pura ed incontaminata.
Le condizioni metereologiche sono ideali, il cielo è limpido e sfarzoso di stelle, quasi è possibile toccarle con un dito, la temperatura è di 5° con una bassa percentuale di umidità, tant'è che il manto erboso è inumidito da una lieve rugiada.

Sfodero finalmente il mio nuovo acquisto, una Doppietta Vincenzo Bernardelli Sant'Uberto 2 cal.12 che ritrae i canoni dell'Arte Venatoria: canne giustapposte da 71 cm, bigrillo con calcio all'inglese.
Una vera poesia!
La poesia dei nostri Nonni che la rese protagonista tra cime, boschi e paludi negli anni del '900. La Caccia è Passione, Tradizione e non importa se a fine giornata avrò padellato qualche selvatico in più, sarò felice ugualmente di aver praticato questa Nobile Arte nel rispetto della natura, come facevano i nostri avi.

 Il terreno erboso è indurito a causa della mancanza di precipitazioni che negli ultimi tempi scarseggiano, mentre i numerosi ulivi sono gremiti di piccole olive nere, ottime come pastura per i Turdidi.
Il posto è ideale, non tocca far altro che affidarci nelle mani di Diana e sperare che alle prime luci del giorno lo zip del tordo tagli come il diamante il cristallo dei mattini d'inverno.

Sono le 5,45 quando prendo posto nel bel mezzo di un uliveto coltivato a terrazze in prossimità del valico montano, solo quindici minuti ci separano dai primi bagliori dell'alba; adagio dolcemente lo zaino a terra e con una leggera pressione del pollice della mano destra sulla chiave della bascula apro armoniosamente le canne della doppietta, mentre con la mano sinistra estraggo dalla cacciatore due cartucce del 10 da 32 g con le quali carico la mia doppietta.

Sono pronto per lo spollo e mentre le mie fantasie volano libere, il cielo lascia filtrare i primi raggi luminosi. Come per magia si cominciano a udire i primi zirli nell'aria.
La suspanse accresce con il passare dei secondi e con gli zip che cominciano a rompere il silenzio della notte. Si udisce il fragore delle prime fucilate alle pendici del Monte Guadagnolo che come un climax cavalcano il pendio fino a raggiungere la vallata.
Brandisco la doppietta e attendo che arrivi anche il mio momento... Eccolo!
<< PAM PAM!! >>
E subito che rompo gli indugi con la prima padella della giornata.
Più che un tordo sembrava un dardo appena scoccato, è incredibile la velocità con cui schizzano da una fronda all'altra della macchia.
Le fucilate cominciano ad intensificarsi, e contestualmente le voci dei cacciatori fanno da cornice a quel quadro meraviglioso della caccia al migratore per eccellenza, il Tordo.
<< SOPRA!! >>
<< PAM PAM PAM!! >>
Ho il cuore in gola e sono emozionato per quello spettacolo, così cerco di fare un bel respiro e di concentrami meglio.
Al tempo stesso il sole continua a sorgere sopra l'orizzonte ed il bagliore dei sui fasci luminosi scalda il pendio.
Continuo a scrutare l'orizzonte da sinistra a destra, finalmente intravedo il petto dorato di un Tordo Bottaccio scollinare il valico della montagna direzione sud-ovest proprio dov'ero posizionato, imbraccio con veemenza e tiro di stoccata con la prima canna. Il Tordo stoppato nella volta celeste, si avvolge su se stesso precipitando verso il suolo, emettendo un lieve tonfo sul terrapieno.
Balzo frettolosamente fuori dall'ulivo dov'ero nascosto per andarlo a raccogliere e adagiarlo gentilmente nella cacciatora.
E' un'emozione forte!
Siamo avvolti dall'infinità del cielo celeste e dagli ardenti raggi solari che ci coccolano con il loro calore.
Il tracheggio dei numerosi tordi da una fronda all'altra è consistente, così con il mio fedele zirlo in legno richiamo i selvatici a suon di zip.
Finalmente un altro Bottaccio mi fa visita scollinando anchegli dalla forcella, non ci penso due volte; anche per lui non c'è scampo e finisce nella tasca posteriore della cacciatora.
Ma la sorpresa inaspettata è quando dalla macchia di rovi adiacente all'uliveto intravedo involarsi un Sassello, che non curante del pericolo taglia trasversalmente l'uliveto, anticipo quanto basta e faccio espoldere la Fiocchi da 32 grammi, il tordo viene pervaso dalla rosata della cartuccia che doma il suo volo imperterrito.
Ammiro tanta bellezza e rendo il doveroso omaggio al mio primo "Rosciolo".

La piacevole mattinata proseguirà a suon di padelle, regalandoci frattanto qualche altra bella cattura. Quando il sole sarà alto sopra l'orizzonte decidiamo di riporre i nostri schioppi nel fodero, appagati dal meraviglioso passo migratorio dei Tordi; così rientriamo verso casa in direzione del litorale.

A Zio Sergio il mio mentore sulla Caccia
e al collega Lorenzo per l'incoraggiamento!

Daniele


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