mercoledì 23 dicembre 2015

Inseguendo un Sogno... Cacciando le Starne.


Sabato 12 Dicembre 2015
Ore 05:15


"Driin, Driin, Driin",
Il suono della sveglia irrompe il silenzio e mi catapulta giù dal letto,
dopo una nottata passata a fantasticare sulla giornata che stavamo per affrontare con lo Zio.
Indosso le "babbucce", mi dirigo in cucina a prepararmi un thè caldo ai frutti rossi e
nell'attesa che questo si raffreddi, mi preparo alla vestizione:
Pantaloni verde scuro, felpa di pile color marrone e scarponi da trekking.

Quando il thè è pronto per essere sorseggiato, preparo un "pasto caldo" anche per la mia dolce Jolie, la mia Labrador di quasi due anni.
<<Clack, Clack>>,
giro la chiave nella toppa della serratura per aprire la porta d'ingresso, che subito Jolie mi riempie di feste, scondinzolando come una matta.
<<Piano Piano Bella, che la Mamma e il Babbo stanno ancora dormendo!>>
Ma lei giustamente continua ad agitare la coda di qua' e di la', girando su se stessa come una trottola, ed io intenerito da quella palla di pelo nero non posso trattenermi.
<<Bella vieni qua, andiamo a mangiare!>>
Rientrati, ci rechiamo in cucina a gustarci la colazione:
thè e fette biscottate con la marmellata per me, e Croccantini con riso soffiato e carne per Lei.


Ore 05:50
E' ora di andare, purtroppo "Miss Jolly" questa volta dovrà rimanere a casa; così indosso la giacca verde militare, cingo sulle spalle lo zaino con la cartuccera e il mio fido semiautomatico, custodito nel caldo fodero.
Varcato l'uscio di casa, ecco Zio Sergio in "Pole Position"; zuccotto in testa, Sovrapposto su una spalla e Bisaccia nell'altra.
<<Buongiorno Zi, tutto bene?>>
<<Tutto bene, tu?>>
<<Alla grande, Andiamo!?>>
<<Andiamo!>>
Saliti in macchina, facciamo scaldare il motore, e scongelato un leggero strato di ghiaccio formatosi sul parabrezza, partiamo, direzione Acquafondata (FR).
Il "viaggio" scorre liscio come l'olio, a parte un piccolo rallentamento all'uscita di Monte Cassino per la densa nebbia, che ci accompagnerà per qualche km, ma in un paio d'ore giungiamo a destinazione.

Ore 08:00
Appena arrivati chiamo Enrico.
<<Tuu, Tuu, Tuu>>
<<Pronto?>>
<<Buongiorno Enrico, sono Daniele, siamo arrivati!>>
<<Ciao, perfetto aspettami là che stiamo arrivando.>>
Appena scesi dalla macchina, sento che "la natura mi chiama"... E ne approfitto dietro il primo albero che mi capita a tiro per alleggerire la tensione con "un goccio d'acqua".

Ecco che finalmente arrivano anche Enrico con suo nipote Alfonso, il quale ci farà "da Cicerone" per le montagne del Frusinate, accompagnati da una coppia di eleganti Setter Inglesi: Argo e Kira. Lui bianco con alcune sfumature nere, mentre lei bianca con alcune venature marroni.
Dopo i saluti, prendiamo un caffè con lo Zio e Alfonso in un bar nelle vicinanze e via di corsa in macchina per raggiungere quota 1000 m per affrontare una giornata indimenticabile; per me assolutamente nuova e ricca di emozioni.

Ore 08:30
Lasciata la classica stradina asfaltata di montagna, proseguiamo in salita per una mulattiera sconnessa con pietre e sassi.
<<Povera macchina, quante me ne avrebbe dette se solo ne avesse avuto l'occasione>>.
Dopo aver percorso buoni 500 m di sterrato, Alfonso ci fa cenno di parcheggiare la macchina su un valico, così ci fermiamo, inserisco la prima e tiro il freno a mano; do uno sguardo rapido al cruscotto della macchina e vedo che fuori la temperatura è bella frizzantina, ci sono du gradi, ma con un cielo sereno e il sole raggiante sopra l'orizzonte.

Conto fino a tre, e scesi dall'auto, siamo investiti da una Brezza mattutina che ci accarezza il viso, come a volerci dare il buongiorno; con un respiro profondo cerco di inebriarmi più che posso con tutti gli odori: i profumi di erba, fiori, animali e qualsiasi altra cosa mi circondi.

Ore 08:45
Aperto il portabagagli, indossiamo entrambi la propria cartucciera, rigorosamente con cartucce caricate con 36g piombo del 7 e dell'8, sfoderiamo i nostri fucili e ci prepariamo ad inseguire la nostra passione, La Caccia.
<<Clap, Clap>>
Apro l'otturatore del mio Semiautomatico Beretta AL390 Silver Mallard Cal.12 con strozzatore "tre stelle" e carico le Fiocchi 36g piombo numero 7; mentre lo Zio carica il suo Sovrapposto Fabarm Cal.12, con canne a una e tre stelle, con le Fiocchi 36g piombo 8 in prima canna e 7 di seconda.
Come da rito, non posso lasciare in macchina un oggetto lasciatomi dal Nonno, molto prezioso e custodito gelosamente; il porta selvaggina con i lacci in cuoio.
Ora abbiamo preso proprio tutto, non manca nulla, possiamo cominciare.


Ore 09:00
Argo e Kira fanno strada, per i monti della Meta mentre io, lo Zio e Alfonso arranchiamo faticosamente sul terreno aspro e brullo; dopo pochi minuti di cammino, ci affacciamo su una vallata verde ed incontaminata; dove le mucche e i cavalli selvatici pascolano liberi su quella prateria ancora ricoperte di brina. 
Sembra essere tornati indietro nel tempo, in un'epoca passata, allo stesso modo in cui vivevano i nostri nonni quando erano piccoli, circondati dalla natura e dalla semplicità.
I cani scendono irrequieti dal costone della montagna verso la vallata per la gioia, e noi dietro senza batter ciglio ancor più felici, con il sorriso sul viso come quello di un bambino.
Dopo la "sgroppata" iniziale, Argo e Kira cominciano a fare i loro lavoro, fiutando le tracce di qualche Starna.
E' la prima volta che pratico questo tipo di caccia, e mai prima di allora avevo avuto modo di cacciare con i cani da ferma.
Sono al settimo cielo; è una gioia condividere con lo zio quell'emozione.
I setter cominciano a fare sul serio e passo dopo passo, si avvicinano sempre più al selvatico.
Io di "gamba giovane" procedo a metà costone, dove il terreno è più impervio, mentre lo Zio procede più a valle, dove gli incolti erbosi, cespugliati, con siepi basse la fanno da padrone.
Dopo circa un'ora, ecco che Argo fiuta qualcosa di buono, purtoppo ha il vizio di precederci sempre troppo ed erroneamente alza una punta di Starne, 2 aimè volano via nella direzione opposta alla mia sopra al costone, mentre un'altra s'invola proprio in direzione dello Zio che con grande esperienza la incarniera senza problemi.
Non riesco a godermi il momento della fucilata, ma sento un grande frastuono del colpo esploso, che percuote l'intera valle, seguito da un silenzio surreale.
Mi fermo ad aspettare che lo Zio mi fa cenno.
<<Allora Zi?>>
<<Presa!!>>
Che dire, sono contento che dopo 30 anni e più lo Zio è tornato a Cacciare il suo selvatico preferito, dopo la "Regina" ovviamente, e per di più ad incarnierarlo al primo colpo.
<<Alfonso, Zio le altre sono volate sopra al costone...>>
<<Argo, Kira Andiamo!!>>


Ore 10:00
Iniziamo a risalire la pendice del monte, alla ricerca delle Starne, ma niente non vi è traccia.
Cerchiamo come forsennati, andiamo su e giù per i monti ma sembra proprio che siano andate via.
Le mie speranze di incarnierare un Selvatico da un grande passato, protagonista nei racconti dei nostri Nonni sembra essere svanita; quando dopo due ore di "Grande Cerca" ecco che per la seconda volta Argo e Kira non tengono la ferma e per errore alzano due Starne; preso dal panico e dalla mia inesperienza di cacciatore, essendo al primo anno di licenza, esplodo tre colpi su quella che mi sembrava più a tiro ma aimè "padello" clamorosamente; fortunatamente non voleranno troppo lontano ed ho il tempo di vedere dove andranno a posarsi.
Sudato e stanco, sono demoralizzato e arrabbiato con me stesso per aver sbagliato, ma allo stesso tempo la vista di quei due magnifici esemplari ha rinvigorito le mie speranze.
Non mi arrendo e riparto a dare la Caccia alla Starna.
Ci avviciniamo con i cani a metà del costone dove si erano posate, tra i cespugli secchi circondati dall'erba incolta.
Ci siamo, Argo "ferma" e Kira da il consenso.
<<Vai Argo!>>
Eccola... La Starna con un grande balzo si leva in volo , e con il frullo delle sue ali vola verso il basso, in direzione della vallata.
Questa volta sono pronto per l'occasione, con il monte e il sole alle spalle sono ben posizionato, non ho bisogno di darle l'anticipo, e premo il grilletto.
Il colpo viene esploso, e la rosata dei pallini travolge in pieno il selvatico, che precipita al suolo.
Vengo percosso da una scarica di adrenalina e da un brvido che si propaga lungo la schiena.
Ce l'ho fatta, ho incarnierato la mia prima Starna!
Faccio un respiro profondo, relizzo dell'accaduto e ripongo il Beretta a tracolla, poi vado a recuperare e a rendere omaggio a lei, la "Perdix" o più comunemente chiamate Starna.


Ore 13.00
Oramai è giunta l'ora di andarci a rifocillare con le "Pappardelle al sugo di Cinghiale" e salutare quei monti così "fiabeschi" che ci hanno accompagnato per l'intera mattinata.
Con lo Zio ci stringiamo in un forte abbraccio, felici ed orgogliosi più che mai di aver condiviso una giornata memorabile all'insegna di una così Nobile ed Antica Tradizione, quella della Caccia.



Al Mio Caro Nonno Ugo, scomparso quando ero ancora un "Fanciullo".

Daniele

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